Pellet a 11 euro il sacco: prezzi raddoppiati, salasso invernale per chi ha cambiato caldaia
Comprando una pedana da 80 unità il costo scende di poco più di un euro
Sassari Chi aveva optato, tempo fa, per le stufe a pellet, confidando in una scelta efficace ed economica, stavolta sta subendo la stessa sorte di chi, per riscaldare casa, era rimasto su gas, gasolio o elettrico. I prezzi del pellet sono infatti da mesi in crescita incontrollata. All’indirizzo mail carobolletta@lanuovasardegna.it tra le altre segnalazioni è arrivata anche quella di un lettore che lamenta proprio l’aumento del prezzo del pellet: «A Sassari ma in Sardegna in generale stiamo assistendo ad un aumento del 100% del prodotto. Sacchi che prima costavano 5 euro adesso sono a 11 – dice Matteo Bonanni di Sorso. Bisognerebbe non acquistarlo e far trovare ai produttori i magazzini pieni».
Il lettore de La Nuova esibisce anche lo screenshot della chat con un rivenditore: una pedana da 80 sacchi di pellet viene venduta a 9 euro e 60 centesimi. «Difficilmente quest’anno troverà pellet di qualità a meno di 11 euro a pedana», ammonisce il rivenditore.
Nel 2013 un sacco di qualità media costava 3 euro e 50. A novembre dello scorso anno lo si trovava tra i 5 e 6 euro, poi dall’inizio del 2022 è cominciata la salita. Ora i prezzi oscillano appunto tra gli 8 e gli 11 euro, in base alla quantità acquistata e in base alla qualità. E così una forma di riscaldamento domestico sino allo scorso anno considerata abbastanza accessibile, ora sta diventando costoso. Una famiglia media consuma al giorno almeno un sacchetto di pellet: i conti, con questi prezzi, sono presto fatti. C’è chi ritiene che la scalata continuerà, c’è chi invita alla prudenza confidando in una frenata e in un regresso. Per ora la situazione non lascia prevedere un miglioramento. Anche perché il boom dei prezzi del pellet dipenderebbe da vari fattori, poco controllabili e governabili a livello locale.
Le cause di questa escalation sono molteplici. Dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, lo scorso inverno, e dopo l’aumento del prezzo del gas, il mercato dell’energia è impazzito. In più moltissimi italiani si sono buttati sulle cosiddette biomasse, ritenendole esenti dal rischio di uno stop improvviso.
Quanto durerà questa situazione? Secondo Annalisa Paniz, direttrice dell’Associazione italiana energie agriforestali «il quadro italiano è appesantito dal blocco delle importazioni da Russia, Bielorussia e Ucraina e dalla riduzione dai paesi dell’est (come la Romania) che temono interruzioni sulle forniture del gas. Insomma, chi la legna ce l’ha, se la tiene a casa.
L’Aiel già lo scorso inverno, dopo il 24 febbraio, data di inizio del conflitto, ha registrato un forte aumento dell’interesse degli italiani per le biomasse, con un incremento degli acquisti di stufe a legna o pellet che si aggira sul 20 per cento».
Il quadro dei prezzi – secondo Aiel – potrebbe migliorare in un prossimo futuro a causa del diffondersi del bostrico, un piccolo insetto coleottero che si è diffuso a dismisura dopo la tempesta Vaia e che oggi sta minacciando il patrimonio boschivo. La minaccia del coleottero obbliga spesso a tagliare gli alberi colpiti e questo potrebbe portare ad un aumento del materiale legnoso sul mercato e quindi ad un effetto calmiere. Un po’ com’era successo proprio dopo la tempesta Vaia, che aveva avuto tra le conseguenze l’immissione sul mercato di una quantità enorme di legna, corrispondente ad un crollo dei prezzi.
Ma sono dinamiche ancora vaghe e tutt’altro che certe. La certezza ora è che quei sacchetti costano il doppio di quanto costavano l’anno scorso e che il loro prezzo potrebbe lievitare ancora.